L’Archivio di Stato di Ragusa è un istituto periferico del Ministero della Cultura, dipendente dalla Direzione Generale Archivi. Esso svolge funzione di conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio archivistico nazionale, assicurandone la pubblica fruizione.
L’Istituto conserva gli archivi delle amministrazioni degli Stati preunitari del territorio e gli archivi delle amministrazioni periferiche dello Stato italiano (per la documentazione versata, ai fini della conservazione permanente); custodisce inoltre gli archivi dei notai che hanno cessato l’attività da almeno cento anni (fondo Notarile, secc. XV-XX), la documentazione delle Corporazioni religiose soppresse (secc. XVI-XIX), archivi di enti pubblici e archivi privati, tra cui spiccano gli importanti plessi documentari appartenenti ad antiche casate dell’area iblea (secc. XIV-XX). L’Istituto ospita anche un pregevole fondo, la Raccolta manoscritti e frammenti, con importanti lacerti di codici latini e romanzi (secc. XIV-XVIII). Particolarmente impegnato sul fronte dei servizi educativi e nelle attività di valorizzazione, l’Archivio di Stato di Ragusa promuove numerose iniziative scientifiche, e collabora a progetti didattici e formativi, anche mediante apposite convenzioni con Università, istituti scolastici, pubbliche istituzioni e associazioni.
In seguito all’elevazione a capoluogo di provincia (1927), Ragusa fu inclusa, ai sensi della Legge sugli Archivi del Regno 22 dicembre 1939 n. 2006, tra le città sedi di Sezione di Archivio di Stato, costituita nel 1955. Nel 1963 fu istituito l’Archivio di Stato di Ragusa, dall’anno seguente allocato presso l’attuale sede di Viale del Fante n. 7, all’interno dell’edificio dell’Amministrazione provinciale.
La Sezione di Modica, ubicata in una parte dell’ex convento di S. Anna (sec. XVII), fu istituita nel 1955 come Sottosezione, mutando qualifica dopo il 1963.
Il patrimonio archivistico custodito (secc. XIV-XX) riflette la storia complessa e mutevole di un territorio che ebbe un’assoluta importanza nei secoli medievali e dell’Età Moderna, considerando la Contea (il più vasto e importante stato feudale della Sicilia) e un sistema policentrico di città caratterizzate da dinamismo e autonomia, un’area situata in una posizione strategica, al centro delle rotte mediterranee e cuspide meridionale dell’impero Spagnolo, che conobbe la crisi e la rinascita, in seguito al terribile sisma del 1693, con la fioritura delle città barocche e uno straordinario sviluppo che accompagnò le profonde trasformazioni (politiche e sociali, economiche e industriali) che investirono la provincia durante il secolo XX.