16112023_015

Le cartoline furono uno dei mezzi più utilizzati dalla propaganda perché avevano bassi costi, la facilità di riproduzione, l'immediatezza della visualizzazione, il passaggio in più mani intermediarie dal mittente al destinatario, il grande flusso che raggiunse nel corso della guerra, il fatto che erano il mezzo postale preferito dai soldati (scrivere era molto faticoso, il tasso d'istruzione era molto basso e alta era la percentuale di analfabetismo tra le truppe).

Allo scoppio della Grande Guerra le cartoline di propaganda furono stampate da editori privati.

Il Comando Militare, infatti, rivolse la sua attenzione alla diffusione delle cartoline in franchigia (i soldati italiani della Grande Guerra potevano scrivere a casa usufruendo della "franchigia", cioè dell'esenzione dal pagamento, utilizzando apposite "cartoline in
Franchigia" del Regio Esercito distribuite dalla struttura militare).

Accanto alla editoria privata, Comitati, Enti, Industrie stamparono e diffusero o vendettero una notevole quantità di cartoline per devolvere il ricavato a opere assistenziali a favore dei militari.

A queste si affiancarono quelle edite dagli Istituti di Credito per propagandare i prestiti di guerra. Furono realizzati decine di migliaia di bozzetti.

Alla fine del 1917 si stamparono numerose cartoline in franchigia con numerose vignette di propaganda; ciò suscitò le proteste dei soldati per lo spazio ristretto riservato alla corrispondenza.

I soggetti rappresentati sulle cartoline, all'inizio molto ingenui e semplici, riguardarono gli eventi bellici.

Nei primi anni prevalsero tematiche sulla necessità dell'entrata in guerra dell'Italia, l'indecisione di re e capi di governo, l'odio verso lo straniero (tedesco), l'esortazione di partiti, letterati, politici.

All'inizio le illustrazioni furono scanzonate e umoristiche, lontane dalle crudeltà e tragedie della guerra.

Dopo pochi mesi di combattimento, le immagini scherzose diminuirono fino a scomparire per essere sostituite da rappresentazioni tristi e dolorose.

Notiamo convivere sostrato dialettale (o comunque un sermo quotidiano, familiare) con eleganza formale, quasi poetica e libresca, figlia di uno scrivente istruito, e per di più dotato di una certa capacità riflessiva e immaginifica.

Così, accanto alla descrizione dei disagi materiali (malattie, freddo, stanchezza, necessità di denaro) ecco comparire la sognante contemplazione del paesaggio invernale, coperto dal bianco manto della neve; o nel dispiacere per un Natale passato lontano da casa, i colpi di cannone e il lontano suono delle campane proiettano lo scrivente nella rimembranza, in uno stato quasi fanciullesco fatto di gioia e di mestizia.

E il cannone che tuona inesorabile in mezzo alla fitta nebbia assomiglia quasi a un rintocco di un orologio, che scandisce i giorni lunghi e freddi, sempre uguali, carichi di pensieri che struggono l'anima.

 

ORARIO MOSTRA

  • Lunedì - Giovedì: 8,30-16,30
  • Venerdì: 8,30-15,00