La pergamena
Chiamata anche "membrana", è un supporto scrittorio di origine animale (pelle di pecora, capra, vitello), introdotto – come vorrebbe la tradizione – da Eumene re di Pergamo (II sec. a.c.). Superata la concorrenza del papiro, fu il supporto privilegiato del codex almeno fino al Basso Medioevo, quando entrò in concorrenza con la carta, prodotto di natura vegetale, arrivata in Occidente attraverso la mediazione araba.
La pelle animale era sottoposta a un trattamento finalizzato a creare un supporto duraturo, immarcescibile e inalterabile, levigato e capace di ospitare la scrittura. Le pelli venivano immesse in una soluzione caustica di calce per alcuni giorni, che le sgrassava e facilitava l’asportazione dei peli; con un raschietto si eseguiva una depilazione definitiva; si immergevano poi nuovamente nella calce o nell’acqua scuotendole più volte; quindi, erano fissate ai bordi di un telaio di legno e sottoposte ad essiccazione. La pelle veniva poi lavorata con un coltello, eliminando gli ulteriori residui di carne e peli; infine, si levigava la superfice con una pietra pomice (specie per il lato pelo) al fine di ottenere una superfice uniforme, atta a ospitare l’inchiostro.
Nelle pergamene, talvolta, è ancora possibile ritrovare elementi riconducibili all’origine animale, quali tracce di bulbi piliferi, sagomatura dell’animale, nonché i due lati (lato carne, più chiaro, e lato peli, più scuro e ruvido). A un’osservazione attenta alcuni particolari possono far emergere alcuni difetti nel processo di preparazione, riscontrabili soprattutto sul lato pelo, quali ad es. tracce di bubli piliferi; irregolarità della pelle e superfice non levigata; irregolarità delle estremità della pelle/emersione sagomatura dell’animale (collo, coda, zampe, non eliminate); strappi o fori provocati durante la lavorazione.